Nella giornata di oggi si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di Luciano Spalletti, dal primo luglio ufficialmente nuovo allenatore del Napoli. L’evento ha avuto inizio alle ore 15 con una breve introduzione da parte del Mister: “Mi fa piacere ritrovarvi, qualcuno già lo conosco, qualcuno lo conoscerò. Chi è quello più cattivo tra voi? Iniziamo magari con le curiosità sul ritiro. Stiamo qui per 2-3 giorni per i test, le visite, tamponi Covid. I 7 degli Europei saranno in vacanza e verranno nella seconda parte a Castel di Sangro, per gli altri si calcola la regola dei 21 giorni e saranno a Dimaro. Mertens? L’ho sentito il giorno prima e dopo l’intervento e mi ha detto che voleva passare a salutare tutti, ma qualche giorno in più l’avrà perché avrà controlli post-operatori”.
Inizia effettivamente la conferenza:
Mister, si lavorerà sulla discontinuità per il potenziale inespresso? Qual è il suo primo obiettivo? “Il Napoli è forte, sono curioso di entrarci prima possibile per capire quanto ne è consapevole, essere forte se non sai di esserlo a volte non completa il comportamento, di questo mi renderò conto strada facendo. Da quando me l’hanno detto, che sarei stato il tecnico del Napoli, non gli ho levato gli occhi di dosso mai, per cui mi piace, mi assomiglia e però bisogna andarci dentro”.
Cosa l’ha spinta a tornare ad allenare e scegliere il Napoli? “Sono rimasto un po’ a casa, per quelli come me si sta con la famiglia e si guardano le famiglie e si vive in campagna. Vivere in campagna fa bene, rinforza i piedi, c’è molta strada da fare ed avere piedi forti è una bella cosa. Io sono sempre emozionato, è un lavoro che mi piace, mi crea sempre battiti forti al cuore, stare nello spogliatoio ed in campo. Qui sono stato contento dal primo momento, il Napoli è forte, la città è forte, completa il mio tour dell’anima, allenando a Roma la città del Papa, eterna, a San Pietroburgo la città degli zar, Milano la città della moda e dell’industria e Napoli ora e sono orgoglioso perché siederò la panchina dove ha giocato Maradona, il suo campo, e poi parlavo di tour dell’anima perché è la città di San Gennaro, dove calcio e miracoli sono la stessa cosa”.
La gente è ancora delusa dall’ultima giornata. Come torna la passione? “Abbiamo solo una strada, una sola risposta: i risultati. Non c’è altra strada. Ai tifosi quello che gli dai glielo rendono con gli interessi, è un progetto importante allenare qui. Mi piace lo slogan “sarò con te”, la canzone di battaglia di tante partite, mi piace particolarmente perché è un segnale, un grido d’appartenenza che non deve mai mancare nelle squadre e nello sport, ma è una mano che ti tende la città, forte, importante, che dovremo stringere forte per arrivare lontano, dimostrare di meritare questa maglia. È una squadra della città, sono quasi tutti tifosi azzurri, e quindi dobbiamo restituire l’amore della gente col comportamento e la disponibilità in campo”.
Su Insigne: “Secondo me sarebbe meglio che io parli prima con lui, ma io ne parlo bene e non lo turbiamo. Io ci ho parlato con telefono, gli ho fatto i complimenti dopo un gol in nazionale, gli ho detto che a me farebbe piacere fare questo percorso con lui al mio fianco. Poi naturalmente ci sono altre questioni nel calcio e quelle le vedremo quando ritornerà. Gli faccio i complimenti, a lui, Di Lorenzo, per l’europeo spettacolare, ha fatto vedere più volte il suo marchio di fabbrica e faccio i complimenti anche a Di Lorenzo che è completo, forte fisicamente, presente, che si adatta a fare tutto in maniera di qualità. E pure alla nazionale, sembra più una squadra che una selezione di calciatori e stanno sempre nell’altra metà campo e non nella propria, molti allenamenti credo siano per fare gol ed un calcio offensivo, perciò complimenti anche se nell’ultima partita abbiamo visto il palleggio della Spagna, che è il migliore, anche se fino a quel momento l’avevamo fatto noi”.
Cosa chiede Spalletti a Spalletti? “Io tutto, mi sveglio sempre in forma, preciso, mi deformo in base a chi trovo nel corso della giornata, per me non chiedo niente, chiedo solo per il Napoli. Io non ho bisogno di niente, mangio una bistecca, non ho bisogno di una mucca, sono qui per allenare bene il Napoli, per fare risultati per il Napoli, questo mi darà possibilità per restare forte per Napoli. Napoli è piena di uomini che hanno lasciato il segno nella sua storia, Napoli ama come nessuna altra città i propri eroi, io e la mia squadra vorremmo diventare delle persone ricordate dai tifosi azzurri, questo vorrei”.
Sulla Serie TV su Totti: “Sono felice di avergli dato la possibilità di fare una fiction, ma aveva i contenuti per farla anche su di lui, mi dispiace che non abbia avuto grande successo e sia stata criticato e se me lo avessero detto prima io un paio di scene per fargli fare il pieno le sarei fatta. Io non voglio sottrarmi, poi ci sarà spazio per le cose meno importanti, ma ora c’è una importante, il Napoli ed i suoi calciatori”.
L’obiettivo è tornare in Champions, proprio per il futuro del club. Come si pone dinanzi a questa responsabilità? “Il presidente ha toccato i tasti giusti, deve mettere a posto i conti e puntare alla Champions. La prima caratteristica è di avere calciatori forti per entrare nelle quattro perché ci sono grandi squadre, ma è chiaro che sarà la mia ambizione ed ossessione, Napoli ho letto che è la città che ha più napoletani in giro per il mondo ed è già il primo motivo per non restare fuori dell’Europa che conta. È venuto fuori che io terrei tutti quelli a disposizione e sarei contento così, ed era un tentativo anche per fare i complimenti a chi ha creato la squadra che è forte, poi sappiamo che per contratti in scadenza e Covid e altre questioni il prossimo Napoli qualche conseguenza e sarà differente dai precedenti, ma siamo qui per questo, per costruirne un altro altrettanto forte, i dirigenti lavorano per questo”.
Teme di perdere pezzi pregiati, compreso Insigne? “Dobbiamo essere pronti su quello che succede, abbiamo persone addette, pronte su quello che avverrà, come tutte le squadre di serie A. Con il presidente ho parlato più volte dopo la firma, fra di noi ci si dice qualcosa in più ma quello per il momento non lo possiamo raccontare. Dobbiamo lavorare in maniera seria, vista la qualità che abbiamo anche al di fuori della squadra si va a mettere le caselle e lo spazio che una partita vuole”.
Quale aggettivo immagina per il suo Napoli? “Un calcio che somigli alla città e di cui ne siano orgogliosi, l’aggettivo magari mi aiuti lei, ma una squadra sfacciata mi piacerebbe, di scugnizzi che credono nel proprio talento e che vadano a mostrarlo su ogni campo”.
Sull’Europa League: “E’ una competizione a cui io tengo molto, come la Coppa Italia, il campionato, le amichevoli, ogni allenamento mette un premio giornaliero, piccolo, ma se tu ti alleni bene per sette giorni, stai tranquillo che la partita la giochi meglio e si parte da lì e si deve figurare ogni volta che la nostra squadra scende in campo, io rappresento Napoli e facciamo le cose per bene, si fa sul serio, non si snobba niente. Io in campagna e anche l’animale più grande non dosa la forza per mangiare i più piccoli, non c’è una maglia per varie competizioni, la maglia è sempre quella”.
Lei ha seguito il Napoli approfonditamente dal contatto con ADL di fine gennaio, con 43 punti nel girone di ritorno. Perché proprio all’ultimo ha perso forza? “Il presidente ha fatto bene a dire quando mi ha contattato, io gli ho dato la mia disponibilità, aggiungendo che avrei preferito partire dall’estate. Gattuso ha fatto un lavoro splendido, gli do merito, è una persona che conosco bene e so le sue idee, è un passionale, ci mette sentimento, per quello che può essere accaduto non lo so, è mancato un risultato ma per arrivare lì ne hanno vinte tante, ma a volte si resta fuori per la differenza reti e si dà colpa ad un gol ma hanno pedalato nel girone di ritorno anche se a volte si trovano squadre che probabilmente hanno meno da dire, a volte alcune non hanno proprio niente da dire ma fanno comunque grandi partite e bisogna pensare a noi, mettere in campo sempre il massimo”.
La città ricorda tre anni fa, lei c’era in quella partita di cui ancora si discute, Inter-Juve, tra inchieste e file che mancano, lei quella sera cosa ha notato e che sensazioni ha avute su quell’episodio Pjanic che porta molti ed anche ADL a considerare scippato lo scudetto. “Credo ci sia stato anche un cambiamento dirigenziale negli arbitri. Io ne conosco molti, sono anziano, diventa difficile sindacare, ne ho ricevuti tanti a favore o sfavore, ho fiducia e mi fido di queste persone che ci sono adesso. Mi hanno arbitrato anche da giocatore quelli che ci sono ora, ho un rapporto amichevole dentro la professionalità e quindi non posso aiutarla”.
Al di là dei giocatori rappresentativi, su quelli più in ombra quanto si può incidere per farli esprimere? “Io se fossi un presidenti prenderei un tecnico che può incidere sui calciatori, conosco molti dello staff, tra cui Giuntoli che viene anche dalle mie parti, conosco la qualità di quei giocatori, che percorso hanno fatto per venire, se scelgono un giocatore per il Napoli è difficile che lo sbaglino totalmente, poi ci sta un periodo di difficoltà, ma noi si può lavorare sul far vedere il loro valore, è un percorso quotidiano”.
Ha sentito anche Emerson Palmieri? “Non posso rispondere a questa domanda, ma è possibile sia anche avvenuta”.
Su Osimhen: “Non vedo perché non dovremmo far bene con la rosa attuale, Osimhen rientra in questo discorso, attacca la profondità e siccome va di moda venirci a prendere col portiere, con la difesa sulla metà campo, alzano la linea e lui negli spazi ha grandi qualità, sa far gol, aiuta la squadra, copre quegli spazi e non li lascia agli altri, se li conquista da solo, è uno forte come Mertens, Petagna e ci vorranno un po’ tutti per arrivare in fondo, le distanze da colmare sono ampie”.
Sul gioco: “Bisogna essere bravo a fare un po’ tutto, a volte alcune cose gli altri non te le permettono. Se vedi le big Liverpool, City, Real, ci sono momenti in cui pure loro si mettono davanti la linea a fare blocco difensivo, a volte per tattica per gli spazi a campo aperto. La nazionale ha saputo adattarsi ed è andata in finale, ma il passaggio fondamentale è che si faccia tutto come squadra, non disuniti e sbrindellati a giro, ma sempre in 30 metri, aggressivi e cattivi quando si va in pressione, correre per la squadra quando si deve difendere, la partita va riempita di cose, non una sola. Poi c’è il lavoro sporco, i contrasti, tutte quelle cose che aiutano i compagni a fare meno metri, a dare più fiato”.
Il modulo sarà in continuità col passato, quindi 4-2-3-1, o pensa a varianti? “Sì, 4-2-3-1 nella base, poi naturalmente nel calcio attuale le più brave hanno fatto vedere la qualità dei calciatori, quello conta, poi si modella col possesso, tutte ora occupano le piazzole sulla linea difensiva per minare la struttura difensiva. Le novità degli ultimi tempi vanno sullo spazio in trequarti, anche senza preoccuparsi della palla, perché lì l’alternarsi porta alla differenza, è una rumba di alternanza di posizioni per non dare riferimenti, mantenendo l’ampiezza, con la difesa a 3. In Italia siamo sempre stati attenti ad avere più uomini nella costruzione che avere calciatori in zona trequarti sopra la palla, a Coverciano parlano addirittura di costruttori ed invasori, l’Atalanta ci ha insegnato, ti manda tutta la gente subito lì, ma a noi dicevano quando perdi palla ho più uomini dietro che costruivano, ma loro hanno più uomini lì per riattaccarti e si fa meno metri. Ci si rende conto di potenziale e caratteristiche e poi si va”.
Sul ritorno dei tifosi allo stadio: “Non c’è bisogno di dire che lo stadio Maradona pieno è differente da quelle partite dove si sentiva la palla”.
Lei si aspetta di trovare Insigne, Koulibaly e Fabian o ha un piano B? “Ho detto prima, terrei volentieri chi c’è adesso, fanno parte di quei nomi lì, poi ci sono altre valutazioni di cui abbiamo parlato e c’è il tempo di Giuntoli, ora è il suo tempo, poi se ne riparlerà”.
Sugli Europei: “Diversi giocatori mi sono piaciuti, di quelli non molto famosi, ma non facciamo nomi perché ci piacciono più i nostri, facciamo i nomi dei nostri! Le partite comunque sono state molto lottate tutte, vive, tutte organizzate”.
ADL ci ha spiegato che dopo il Verona non è riuscito a guardare negli occhi i giocatori per capire, lei che cura porterà? Che parole avrà? “Loro sono già in debito con me, tutti, poi lo racconterò a loro. Non posso dirlo a voi”.
Mourinho ha fatto cambiare la scritta a Trigoria, ha scritto “vincere, malgrado tutto”, lei ha un’idea qui? “Non si possono fare paragoni con lui, l’ha detto, ha ragione. Sotto l’aspetto motivazionale è uno dei più bravi, le frasi però le usiamo un po’ tutti, noi ne abbiamo già una sulla casacca d’allenamento. Prendetela., se no pare che abbiamo copiato”.
Su Meret: “Meret e Ospina sono portieri importanti, siamo contenti di avere due portieri di questo livello qui, ci sarà bisogno di gestire tante partite e tanto stress, servono 20 più 3 portieri forti e avere 2 portieri così è un grande vantaggio”.
Sul VAR: “Il VAR è perfetto, ho visto partite di B e sull’episodio ero abituato all’intervento per rimetterlo a posto, ma non c’era, poi ci sta che sia necessaria anche un po’ di interpretazione ed a volte è più a favore, altre volte a sfavore, finalmente s’è fatto questo, già dal gol-non gol. Ho sentito anche del doppio tesseramento, i giovani che possono anche giocare a calcio capiscono anche il punto di vista opposto”.
Ha avuto già modo di conoscere la città in questi giorni? “Ogni volta che sono venuto qui l’ho sempre trovata una città piena di iniziative, movimento, emozionante, non ci sono stati per lunghi periodi, ho ricevuto anche un premio a Castel dell’Ovo, amici a Ischia passando da qui, non sono adatto a viaggiare per Via Toledo di continuo, farò una vita molto focalizzata, in quelle strade voglio la felicità dei napoletani e noi possiamo dargliela”.
Su Politano e Manolas: “Lo devono fare per loro, non per me, per i loro compagni. Il massimo, sempre, a disposizione per aiutare il compagno. Io voglio dire una cosa ai ragazzi anche sui contratti: i contratti ci fanno essere del Napoli per un numero di anni, in questo ambiente qui, a Napoli, le vittorie che faremo possono farci entrare nella storia per sempre e questa è la differenza”.
Nell’attacco alla profondità anche Lozano e Insigne sono alternative? “S’è dimenticato Zielinski che anche va di là, rispondevo su Osimhen, ma non è che gli altri non lo facciano, Insigne sa fare questo e quell’altro, dagli spazi stretti vede anche dove non guarda. Dipenderà anche dagli avversari, se loro stanno là non c’è lo spazio dietro, quindi bisognerà giocare sui piedi nello stretto, se loro vengono qui invece… ma le squadre contro di noi come guardiamo noi il video anche loro studiano e spazi ce ne daranno pochi dietro le spalle”.
Che promessa fa ad ADL, ai tifosi ed a sé stesso? “Solo l’impegno, mio e di chi è vicino a me. Con ADL d’impatto mi sono trovato bene, io mi trovo sempre meglio con chi dice ciò che pensa rispetto a chi pensa ciò che può dire e lui è uno che ti dice le cose in faccia e quindi sono a posto. Il matrimonio è lungo, spero sia lunghissimo, ma le cose bisogna farle bene, sempre ed ho i miei punti di vista che gli dico”.
Si può pensare anche al 4-3-3? “Quella è la più facile, si inverte vertice alto-basso e va da se. Può essere anche 4-3-3, io ho detto 4-2-3-1 di base in funzione della palla agli avversari, quando ce l’abbiamo noi è una rotazione semplice, è un quadrato che tecnicamente viene scontato ocn i due mediani in verticale ed il mediano tra i centrali, Di Lorenzo spesso fa il terzo centrale più stretto ed alzano il terzino sinistro, l’importante è non tirare a campare”.
Su Lozano: “Lozano sì, è quello che mi ha buttato fuori dalla Champions con l’Inter, fu una sua accelerazione a crearci problemi”.