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I CONTENT CREATOR COME VIVONO IL RAPPORTO COL PUBBLICO? TUTTE LE INTERVISTE DI FUORIGIOCO AL FANTAEXPO 2022

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In ambito all’analisi sui rapporti interpersonali in una società dove la presenza del web è predominante, che trovate qui https://fuorigioco.info/uomo-o-macchina-la-deumanizzazione-degli-idoli-nel-mondo-del-web/, siamo stati al Fantaexpo di Salerno per chiedere ad alcuni content creator quale fosse il loro pensiero in merito alle tematiche trattate nel suddetto articolo.

Mario Sturniolo, nato a Messina nel 1998, è il primo creator ad essere stato raggiunto da noi di Fuorigioco. Attore di teatro, streamer su Twitch e Content Strategist presso evox.gg, Mario ci ha concesso un po’ del suo tempo per parlarci del rapporto che ha con il suo pubblico:

Come definiresti il rapporto con il tuo pubblico? “È la parte migliore del lavoro. Coi followers tutto è più bello. Recentemente ho fatto dei raduni e sono riuscito a conoscere tutti quanti per nome e non per utente. Il rapporto con la chat, devo dire, è potenzialmente bello, si deve arrivare ad un vero finale umano”.

Cosa pensi delle fiere come luogo di interazione umana con i tuoi followers?  “Secondo me per i fini umani è il conseguimento finale, il pretesto per suggellare un rapporto che si è creato prima. I creator in genere sono spaesati non conoscendo la faccia di chi gli scrive, sia in caso di commento positivo che in caso di commento negativo. Ai creator aiuta dal punto di vista di vicinanza umana che per noi è importante visto che uno dei rischi del mestiere è, appunto, l’isolamento, l’estraniazione dalla realtà. Diventi il centro di te stesso e quindi non serve la socialità. Il ritorno in ambienti come questi, con tutte queste persone che ti vogliono bene e ti supportano, ti porta ad avere la fiducia necessaria per poi non finire nell’estremo opposto, ovvero il diventare troppo taciturni”.

Abbiamo parlato del rapporto “dal vivo” con gli utenti della chat solo in accezione positiva, ma non è sempre così. Cosa pensi degli utenti che, sentendosi fin troppo in confidenza, attuano comportamenti di abuso nei confronti dei creator? “Io più che i follower criticherei la società umana. In ogni contesto sociale si trova sempre ciò che è marcio. Una volta una persona, per braccarmi, mi prendeva, mi costringeva fisicamente, ero anche con Dario Moccia (uno degli streamer più influenti della piattaforma n.d.r.) e lui gli rispose molto male, e fece benissimo. Questo qui stava abusando fisicamente di noi. Però io penso che in ogni contesto si vanno sempre ad evidenziare i risvolti negativi. Non lo imputerei tanto al fatto di essere follower. Un albero che cade fa sempre più rumore di mille che crescono”.

Secondo te l’utente medio riesce a distinguere tra personaggio e persona vera e propria? “Secondo me non gli è neanche chiaro che esista questa differenza”.

Davide Marra, in arte Mr. Marra, nato a Roma nel 1991, inizia la sua carriera su YouTube con dei video monografici sui più acclamati registi cinematografici. Nel 2018, insieme ai colleghi Simone Santoro e Gianluca Miele, in arte Mr. Flame, fonda il canale Twitch Cerbero Podcast. Di seguite le sue parole ai microfoni di Fuorigioco:

Che rapporto hai con la tua chat? “Lo definirei come un amore con le sue brutture e le sue bellezze”.

Cosa pensi delle fiere come luogo d’interazione umana con il tuo pubblico? “Mi piace molto, stiamo organizzando da qualche mese anche eventi dal vivo. Vai a quantificare il tuo lavoro in calore umano e non in numero, e questo non è poco”.

Cosa pensi dell’abusivismo di alcuni utenti che credono di aver instaurato un rapporto di confidenza con il creator? “Sinceramente non ho mai subito situazioni moleste. In generale c’è un rapporto un po’ strano. Adesso la figura del personaggio noto, dell’influencer, chiamiamolo come vogliamo, rispetto al passato, dove la star era più staccata dal pubblico e veniva vista, erroneamente, come una divinità inarrivabile, è diversa, con il web si va a creare un rapporto opposto. Quasi una falsa amicizia che gli utenti credono tale anche perché vedono davvero tante ore di quella persona, il che ti porta spesso ad esagerare. Ciò non toglie che un’amicizia può nascere anche con una persona che ti segue, ma questa va coltivata. È una cosa diversa”.

Francesco Merrino, detto Ciccio, artista poliedrico che, tra danza, musica e livestream ben strutturate, è riuscito in pochissimo tempo a stregare il suo pubblico. Anche lui è stato raggiunto dai nostri microfoni:

Come definiresti il rapporto con il tuo pubblico? “È un rapporto di amore e odio, c’è tanta gente che so cosa voglio in chat ma al contempo c’è gente che trolla, gente che vuole soltanto flame e vuole rompere le palle. In questi casi divento satana, mi incazzo tantissimo. Al contempo proteggo chi mi rispetta e sa come voglio che si esprimano e come interfacciarsi con le persone nuove. È questo quello che voglio”.

Cosa pensi delle fiere come luogo in cui dare una faccia ai tanti nomi che vedi quotidianamente su di uno schermo? “Amo queste cose qua. Poco fa ho incontrato dei ragazzi della mia chat. Per me non sono solo nomi colorati. Cerco sempre di mantenere un rapporto Streamer-Community. Spesso si fanno dei raduni e nascono vere amicizie. È davvero molto bello. Una persona può conoscere tantissimi altri, questo è il vero tesoro di Internet”.

Cosa pensi del fenomeno dell’utente che, convinto di essere ormai un amico del creator, mette in atto comportamenti abusivi nei confronti dello stesso? “Credo che queste persone qui, purtroppo, pensano che il divertirsi sia soltanto l’infastidire o l’essere il guastafeste. Ti insultano pubblicamente senza sapere cosa sta passando il creator in quel momento. È una cosa pericolosa. C’è chi è fragile e non lo dimostra. Se viene colpito più volte da una persona, che alla fine non glie ne frega niente del creator, si va a creare un problema. Devi essere forte e dire “vattene via, non mi interessano le persona come te nella mia community”. Sempre meglio allontanare queste persone”.

Pensi che l’utente medio capisca la differenza tra personaggio e persona? Raramente. Troppe persone accomunano le due cose. Alcuni sembrano simpatici su Internet ma nella vita reale è stupida, una persona può sembrare stupida ma in realtà è bravissima. La gente deve capire che Streamer e persona nella vita privata sono due cose distinte e separate”.

Anche Michelle Puttini, content creator attiva principalmente su Twitch ed Instagram, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni:

Come definiresti il tuo rapporto con la chat? “Molto fraterno. Ci prendiamo per il culo ma alla fine ci supportiamo sempre”.

Cosa pensi delle fiere come luogo d’interazione umana con il tuo pubblico? “È bello dare una faccia. Da come ti suona il nickname e da cosa scrivono ti puoi fare un’idea della loro personalità e immaginarti che faccia hanno, ma è decisamente meglio quando la cosa è reale. Fa il 100%”.

Cosa pensi del fenomeno dell’utente che, convinto di essere ormai un amico del creator, mette in atto comportamenti abusivi nei confronti dello stesso? “Penso che sia il problema nello specifico di Twitch. Rispondendo istantaneamente ad una persona gli dai l’illusione di poter dire una parolina in più o di scherzare in un certo modo. Sono dell’idea che serve solo ignorarli. Glie lo puoi anche dire che ha esagerato ma spesso non capisce. Preferisco ignorare”.

Secondo te l’utente medio riesce a distinguere tra personaggio e persona vera e propria? “Assolutamente no. Come fai a saperlo. Vero, vedi tante ore di quella persona, ma alla fine è una sfaccettatura sola. Così come non puoi dire di conoscere una persona che vedi solo quando vai a ballare o quando vai a cena o quando giochi, così non puoi dire di conoscere uno Streamer”.

Riccardo Dal Ferro, autore ed attore teatrale, filosofo, scrittore, divulgatore sul web nonché direttore di Endoxa, rivista di filosofia contemporanea, è conosciuto sul web principalmente per via del canale YouTube “Rick DuFer” e per il suo podcast “Daily Cogito”. Di seguito le sue opinioni sulle interazioni con il proprio pubblico:

Come definiresti il rapporto con il tuo pubblico? “Cerco di fornire strumenti al mio pubblico per rendere utile il tempo che passano con me in diretta o che passano guardando i miei video. Non mi considero un amico del mio pubblico, io ho pochi amici e sono solo persone molto molto strette. Cerco di contrastare l’idea che chi segue online sia tuo amico. È una cosa che detesto e che fa male alle persone. D’altra parte, adoro incontrare persone dal vivo, infatti faccio molti spettacoli a teatro e festival perché mi piace che l’online sia solo l’occasione per poi incontrarli di persona”.

Cosa pensi delle fiere come luogo d’incontro umano con il tuo pubblico? “È una bella occasione, poi dipende da come uno la vive. C’è anche chi la vive in modo molto immaturo, puoi viverle per andare a fomentare idolatrie e via dicendo. Diciamo che mi piace pensare a queste occasioni come occasioni per dare un po’ di concretezza, per scambiarsi delle idee e cose del genere. Certamente non è facile, per via di alcune persone, ma ci si riesce”.

Cosa pensi del fenomeno dell’utente che, convinto di essere ormai un amico del creator, mette in atto comportamenti abusivi nei confronti dello stesso? “Penso che, fin troppo spesso, è il creator stesso a fomentare questo fenomeno. Conosco dei creator che hanno un vasto pubblico e che, non avendo mai alimentato questo aspetto, non hanno mai avuto problemi e creator che, invece, fomentando l’idea di amicizia, vicinanza, emotività col pubblico, problemi del genere ne hanno avuti. Secondo me, quindi, il problema viene dai creator che hanno scoperto che esiste tanta gente che sente la necessità di sentirsi amica degli altri. Non bisogna farlo, se no poi capitano questi fenomeni molto fastidiosi di avvicinamento, abuso e presupponenza”.

Secondo te l’utente medio riesce a distinguere tra personaggio e persona vera e propria? “L’utente medio non so chi sia, anche io sono un utente medio. È molto difficile, io guardo sempre dal lato del creator. Ti giro la domanda, quante volte il creator riesce a distinguere le due cose? Il vero problema è che molto spesso è lo stesso creatore di contenuti che non sa scindere questi due aspetti e li usa male. Se li usi male poi crei confusione nel pubblico, è inevitabile”.

Il personaggio che quindi invade il quotidiano. “Sì, è terribile”.

Domenico Guastafierro, in arte Cavernadiplatone, è una delle pietre miliare di YouTube Italia. Tra i primi italiani a trattare il mondo dei manga sul web, Domenico approda anche su Twitch dove non fa fatica a ritagliarsi la sua fetta di pubblico visto che lo spettatore non può non farsi trasportare dalla passione con cui tratta l’argomento, paragonabile ad un fiume in piena. Da appassionato ad autore, Domenico fa sfociare tutta la sua passione ed estro creativo nel suo manga Ex-Tract – Risvegli, con la collaborazione dell’amico e disegnatore Alfredo Postiglione. Di seguito le sue parole a Fuorigioco:

Come definiresti il tuo rapporto con il pubblico? “Simbiotico direi, sono uno dei pochi che legge veramente tutta la chat, mi piace tantissimo stare con loro, li vedo come degli amici, mi piace chiacchierare con loro. Sono un po’ come una droga, quando stai lì con loro ti sale la voglia di interagire. Quelli della mia chat mi hanno dato tanto, mi hanno spiegato alcune cose che mi mancavano, avendo io smesso di leggere manga per un po’, e mi hanno riportato su questa strada facendomi scoprire nuove storie, e poi io le ho fatte scoprire a loro. È stato un do ut des incredibile da quando sono su Twitch”.

Sugli incontri con il pubblico in fiera: “È stata per me una nuova esperienza. Tanti ragazzi arrivano e finalmente li conosco di persona. Abbiamo già avuto esperienze prima ma “al buio”, ora invece si gioca a carte scoperte. Mi piace il fatto che internet ci dia la possibilità di scoprirci di più, di conoscerci di più, ed ora finalmente, grazie al ritorno in presenza, possiamo di nuovo esprimere quell’amicizia che prima era relegata solo al mondo virtuale”.

Cosa pensi del fenomeno dell’utente che, convinto di essere ormai un amico del creator, mette in atto comportamenti abusivi nei confronti dello stesso? “Io credo che la colpa, a volte, sia anche dello streamer che non riesce a mettere un paletto, che non riesce a far capire qual è la rilevanza della sua esistenza nella vita delle altre persone. È vero che secondo me bisogna essere amici, comprendersi il più possibile ed essere sempre sereni nella discussione, insomma, aperti a qualsiasi tipo di interazione. Però è anche giusto mettere dei paletti per far capire che quella è un’interazione di amicizia come promessa di un futuro che può essere qualcosa di più ma non deve essere confusa con quella che è un’amicizia di vecchia data, non bisogna prendersi tutte quelle confidenze”.

L’utente medio dei social riesce a distinguere il personaggio dalla persona? “Non è sempre facile riconoscerle, ed effettivamente non tutti ci riescono. Ci sono dei momenti dove lo streamer è molto coinvolto ed il suo personaggio esonda fuori dallo schermo, ci sono altre volte dove lo streamer è sempre molto naturale ed appare come un pagliaccio quando in realtà è davvero fatto così. È un discorso complesso che dovrebbe essere approfondito streamer per streamer ed utente per utente. Sostanzialmente tutti noi siamo diversi, ci rapportiamo con la chat in modo diverso e ci mostriamo in un modo diverso. È un discorso molto lungo, secondo me si dovrebbe semplicemente capire che lo streamer dall’altra parte ha sempre un filtro, che sia anche soltanto lo schermo stesso. A volte questo filtro permette allo streamer di fare o dire delle cose che altrimenti non direbbe e non farebbe mai. Bisogna capire questo, soltanto questo”.

L’isolamento, che il tuo lavoro rischia di portare, è una possibile causa del fenomeno del personaggio che prende il sopravvento sulla persona? “Probabilmente il non riuscire a confrontarsi con gli altri provoca dei bias cognitivi che poi sono difficili da superare non avendo, appunto, il confronto con altre persone. A questo punto però, ripeto, quello che serve è l’interazione sociale, soltanto internet non ci può aiutare. Anche premettendo tutto, mettendo le mani avanti nel dire che quello che si sta facendo è solo intrattenimento, goliardia, solo un personaggio, è molto complicato da far arrivare. Ci vuole tanta buona volontà dall’altra parte e spesso un utente vuole solo guardare qualcosa per divertirsi senza scendere a fondo nella personalità del creator e quello che gli arriva secondo lui è la verità punto e basta. A volte bisogna mediare, sia noi che loro. Però la società dovrebbe aiutarci di più”.

Con Beatrice Lorenzi, modella e content creator in ambito nerd attiva principalmente su Twitch ed Instagram, si chiude la serie di interviste di Fuorigioco al Fantaexpo 2022:

Come definiresti il rapporto che hai con il tuo pubblico? “Penso che piano piano si stia passando ad una dimensione più interpersonale e sono strafelice di vedere un bel po’ di persone che mi seguono anche qui dal vivo al Fantaexpo”.

Sulle fiere come luogo d’incontro con il proprio pubblico: “Credo che sia fondamentale. Ci sono persone che hanno numeri molto più grandi dei miei che tante volte non riescono a capire quanto possa essere importante l’impattare sul singolo. Per me una volta che vedi una persona che realmente è felice di un tuo contenuto, di qualsiasi tipo, e che ti ringrazia ripaga di tutta la fatica, del sudore o del freddo che può comportare una fiera”.

Cosa pensi del fenomeno dell’utente che, convinto di essere ormai un amico del creator, mette in atto comportamenti abusivi nei confronti dello stesso? “Credo che questo succeda per davvero tante tante persone e che molte volte venga vissuto in maniera di stalking, in una maniera molto disturbante. Personalmente sono tranquilla per il momento, per me è molto importante perché avrei paura (ride n.d.r.)”.

Secondo te l’utente medio del web riesce a distinguere tra persona e personaggio? “Secondo me la maggior parte delle persone no, ma credo anche che tanti creator ad un certo punto non riescano più a capire chi sono loro e chi è il loro personaggio. È tipico di chi lavora nello spettacolo, a prescindere da che calchi il palco di un teatro o il palco del web. L’impersonificazione raggiunge un livello tale per cui non c’è più un distinguo tra chi sono io e chi è il mio personaggio. È un pericolo per l’utente ma è un pericolo ancora maggiore per il creator”.

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