L’ufficializzazione dell’addio di Kvara, avvenuta ieri per bocca del tecnico azzurro Antonio Conte ha inevitabilmente sollevato giudizi controversi da parti di tutti. Il giudizio più equilibrato è stato proprio quello di Conte che ha attribuito a tutte le componenti questo probabile addio. Premesso che quella di Kvaratskhelia è l’ennesima cattiva gestione di un top player fatta dalla Società azzurra: ricca di Kvaratskhelia la storia degli addii eccellenti avvenuti durante l’era De Laurentiis e determinati proprio dall’atteggiamento eccessivamente sparagnino del Club, da Cavani ad Osimhen passando per Lavezzi, Allan, Jorginho, Higuain, Koulibaly, lo stesso Insigne, Fabian Ruiz, Kim ed ora Kvaratskhelia senza dimenticare i vari tecnici Benitez, Sarri e Spalletti tutti andati via per i pessimi rapporti con De Laurentiis. Un addio determinato principalmente dal mancato adeguamento del contratto che si trascina ormai da due anni e che chiaramente ha inasprito il rapporto tra il giocatore ed il Club. Fatta questa doverosa premessa, sulla causa scatenante del divorzio e sulle responsabilità della Società, non si può, stigmatizzare il comportamento di Kvaratskhelia che in maniera poco professionale si è praticamente tirato fuori nascondendosi dietro un fantomatico affaticamento muscolare che perdura da o,tre una settimana. Un comportamento che ha rappresentato anche una mancanza di rispetto per l’allenatore, i compagni e la tifoseria che non gli ha fatto mai mancare sostegno ed affetto. Un atteggiamento scarsamente professionale ed umanamente non condivisibile che, in caso di mancato accordo con il PSG, renderebbe la permanenza in azzurro piuttosto complicata.
