Contro il Lecce c’è stato il naturale epilogo di una stagione che definire deludente e’ un eufemismo. Delle disastrose scelte di De Laurentiis, il principale colpevole di questo disastro, ne ho ampiamente parlato così come dello Tsunami Garcia/Rongoni, la coppia che in cinque mesi ha azzerato fisicamente e mentalmente la squadra. Un Napoli finito, poi, dalla padella alla brace, con l’arrivo di Calzona che a conti fatti è stato quasi il peggiore dei tre tecnici avvicendatisi sulla panchina azzurra. Una gara, quella con il Lecce, che poteva ancora lasciare accesa una debole speranza di centrare un posto in Conference League, coppa non proprio entusiasmante ma che sarebbe stata utile per mantenersi nei primi 20 del ranking uefa, e che, invece, ha visto un Napoli molle, compassato e praticamente già in vacanza. Già l’approccio alla gara, con la squadra che si è ritrovata soltanto questa mattina, non è stata delle migliori. Sarebbe servito un ritiro pre-partita per cercare di trovare quanta più concentrazione e carica possibile, ma, la difficoltà nel trovare una struttura in grado di ospitare il gruppo squadra e la mancanza di un centro sportivo dove potere andare in ritiro (cosa assurda per un Club di prima fascia), hanno fatto sì che i giocatori trascorressero un sabato sera in compagnia ed a passeggio per la città. Sono quelle piccole cose che fanno la differenza e che nel Napoli non si riescono a capire anche per l’assenza di uomini di calcio di comprovata esperienza. Adesso occorrerà ripartire. Ma su quali basi? A 45 giorni dall’inizio della prossima stagione con il ritiro di Dimaro, questa società si trova: senza un centro sportivo, a breve il Napoli dovrà lasciar Castel Volturno; senza un organigramma societario articolato formato da uomini di calcio di comprovata esperienza e professionalità; ancora senza un allenatore ma soprattutto senza un progetto tecnico, a meno che non sia stato ADL a stilarne uno. Un futuro con tante nuvole all’orizzonte e con tanti dubbi ed interrogativi.
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